I CELTI

In questa pagina parleremo dei Celti. Nelle pagine di questa sezione del blog di English Class abbiamo infatti raccontato la storia e le tradizioni legate alla festa di Halloween. Poiché questa festa trae origine dal popolo celtico, in questa pagina della stessa sezione saranno spiegate le loro usanze e le loro tradizioni, al fine di arricchire le informazioni riguardo a questa ricorrenza.

DIFFUSIONE E CULTURA DEI CELTI:

I Celti erano un antico popolo indoeuropeo che visse molti secoli prima della nascita di Cristo. Oggi, i loro discendenti si trovano soprattutto in Irlanda, nel Galles, in Scozia, in Francia, in Italia, in Ungheria e nella penisola iberica. Ovvero tutte le zone anticamente abitate dalle loro tribù.

I Celti, infatti, erano un popolo diviso in numerose tribù, che non ebbero mai contatti diretti fra loro ad eccezione di quelle che vivevano in zone limitrofe. Più che la stessa terra, dunque, li accomunavano la stessa cultura, la stessa lingua, la stessa arte e la stessa religione.

Molte lingue moderne derivano dal celtico, ma quella che lo ricorda più di tutti è il gaelico irlandese, comunemente chiamato solo “irlandese”. Questa lingua, inizialmente soppiantata dall’inglese, è stata invece riconosciuta dal 2007 come una delle lingue europee ufficiali. In Irlanda, è la vera lingua nazionale, sebbene l’inglese resti la lingua ufficiale degli atti pubblici.

LA RELIGIONE DEI CELTI:

Per quanto riguarda la religione, invece, i Celti erano politeisti, ma non credevano in divinità antropomorfe come i Greci e i Romani. Per i Celti, infatti, le divinità erano spiriti che risiedevano nell’insieme della realtà fenomenica: alberi, colline, laghi e montagne avevano tutti una propria anima e rappresentavano una divinità. Questa loro credenza che gli spiriti risiedessero ovunque determinò la loro superstizione. I Celti erano infatti un popolo molto superstizioso, continuamente impaurito dalla malasorte e dalle punizioni divine.

Croce celtica.
Croce celtica – immagine di pubblico dominio di Jon Sullivan tratta dal sito di Wikipedia, voce “Celti”.

LA SOCIETA’ CELTICA:

Erano principalmente un popolo di guerrieri e di contadini, spietati in guerra e abili nell’agricoltura. Quando non combattevano, vivevano in piccoli villaggi con case costruite con legna, fango e paglia. Non costruivano mai edifici in pietra, e per questo erano molto criticati dai Romani, che consideravano la loro cultura inferiore alla propria per l’assenza di materiali resistenti nell’architettura. Tuttavia, costruivano le case con tecniche molto complesse, e la lavorazione richiedeva anche un maggiore impegno rispetto alla costruzione dei templi greci e romani. Le case erano di forma circolare poiché si sviluppavano attorno a un fuoco posto al centro. Erano molto spaziose e il loro diametro poteva raggiungere anche i 15 metri.

La loro società era composta da un re, dall’aristocrazia guerriera e infine dai contadini, il cui lavoro serviva a mantenere tutto il popolo. Erano infatti i contadini a determinare la ricchezza del popolo celtico e a favorire le numerose guerre che i Celti facevano.

I DRUIDI:

Una figura ancora più importante del re era però il grande sacerdote celtico, chiamato “druido”. Si trattava sia di una figura religiosa che giuridica, e poiché conoscitore delle proprietà medicinali delle piante, svolgeva anche il ruolo di medico. Era dunque un membro di grande autorità presso il popolo celtico, la cui funzione principale era mettere in comunicazione i mortali con le divinità, per far loro conoscere il volere degli dèi. I druidi avevano dunque -secondo i Celti- un ruolo determinante per lo svolgersi di una battaglia: spettava a loro indicare ai guerrieri i giorni propizi per attaccare, poiché per il calendario celtico vi erano giorni fortunati e giorni infausti per la vittoria.

I druidi erano anche soliti riunirsi in luoghi particolari per compiere riti magici. Generalmente, venivano scelti i luoghi che, secondo la superstizione celtica, rappresentavano dei punti di contatto tra varie forze della natura. Sulle alture, in punti che potevano essere visibili anche da molto lontano, venivano costruiti monumenti in pietra come dolmen o menhir, che avevano un particolare significato religioso, il quale, tuttavia, rimane ancora ignoto agli storici e agli archeologici.

TRADIZIONE ORALE DEI CELTI:

Dal momento che i Celti non avevano una cultura scritta (prima di venire in contatto coi Romani nessuno di loro sapeva leggere e scrivere), la conoscenza dei druidi derivava da informazioni tramandate oralmente da altri druidi più anziani. Dal momento che il sapere era unicamente affidato alla memoria, occorrevano molti anni per poter diventare sacerdoti. Inoltre, quest a mancanza di fonti scritte ha fatto sì che nulla sia rimasto ai giorni nostri della cultura celtica, perlomeno tramandato dal loro punto di vista. Tutte le informazioni disponibili provengono da scritti romani e greci, ovvero dai loro nemici. Pertanto, molte informazioni sono scarse e possono trasmettere un’immagine distorta di questo antico popolo.

I CONTATTI CON I ROMANI:

I Greci e i Romani entrarono in contatto coi Celti sfidandosi in battaglia. Molte delle usanze celtiche di Gallia sono narrate ad esempio da Giulio Cesare nel “De Bello Gallico“, scritto nel I secolo a.C. In quest’opera, i Galli (o “Celti di Gallia”) sono descritti come un popolo molto arretrato rispetto ai Romani. Ma in realtà i Celti erano molto più abili di quanto viene affermato in questa raccolta: loro è per esempio l’invenzione della “cotta di maglia”, un indumento che verrà utilizzato dai Romani solo un secolo più tardi, per poi divenire utilizzatissima in epoca medievale e rinascimentale. I Celti sapevano infatti costruire resistenti spade, scudi e armature. Sapevano inoltre costruire imponenti bighe, con cui si spostavano. Erano inoltre abilissimi scultori, e la loro arte è oggi considerata una delle più raffinate d’Europa. Dotati di una grandissima sensibilità artistica, sono considerati i precursori della moderna arte astratta.

"Spiriti del lago", fate celtiche dipinte da Ivan Kramskoi nel 1871.
“Spiriti del lago”, fate celtiche dipinte da Ivan Kramskoi nel 1871.

LA FEROCIA DEI CELTI:

Tuttavia, i Celti sapevano anche essere dei guerrieri molto feroci, e come tali vengono appunto descritti da Greci e Romani. Prima di una battaglia, avevano l’abitudine di spaventare i loro avversari con urla di guerra e squilli di tromba, e di provocarli con vari sbeffeggiamenti. Per incutere più timore, si dipingevano il corpo di vari colori, e a volte combattevano completamente nudi in segno di forza e anche per motivi religiosi: se fossero morti in guerra, questo era il loro modo di offrire se stessi alla divinità.

I Celti, infatti, non temevano la morte poiché credevano in una vita ultraterrena. Erano dediti a molti sacrifici umani, compiuti dai druidi per suscitare la benevolenza degli dèi o come ringraziamento per le vittorie riportate. Ma a differenza di quanto si possa pensare, le vittime dei sacrifici non erano obbligate, anzi spesso si auto-offrivano per questi sacrifici. Questo spiega perché solitamente si trattava di membri dell’aristocrazia: guerrieri che non avevano paura di nulla. Inoltre, più la vittima era influente e più il sacrificio era gradito.

I Romani ebbero modo di incontrare i Celti in svariate occasioni. Questi ultimi erano dediti ai saccheggi, e quindi attaccavano le città più ricche per impossessarsi dei loro tesori. Ma non erano interessati a conquistarle, poiché la società celtica viveva esclusivamente nei villaggi, e non vi era interesse alla costruzione o occupazione delle città. Nel III secolo a.C., i Celti tentarono di saccheggiare anche la città greca di Delfi per impossessarsi del tesoro del tempio, ma una tempesta di neve e dei terremoti li fecero retrocedere, fomentando la loro superstizione. Anche dai Greci, infatti, questi eventi furono all’epoca considerati atti divini, e li attribuirono al dio “Pan”, da cui derivano le espressioni “panico” e “pandemonio”.

DECAPITARE I NEMICI:

I Celti avevano anche l’abitudine di decapitare i loro nemici e di conservare le loro teste imbalsamandole. Questo gesto aveva lo scopo sia di creare trofei di guerra sia di evitare di suscitare l’ira dello spirito defunto caduto per mano loro: conservarne la testa, infatti, era secondo i Celti un modo per evitare che lo spirito tornasse dall’aldilà per vendicarsi. Questo spiega perché erano soprattutto i guerrieri più feroci e valorosi a subire la decapitazione dopo la loro uccisione.