MERLINO E RE ARTÙ

La leggenda del mago Merlino, di Re Artù e del regno di Camelot è sicuramente la più importante leggenda del folklore inglese. E’ tanto famosa da essere ormai conosciuta a livello mondiale.

IL PERIODO STORICO:

La leggenda di re Artù e del mago Merlino si colloca tra il V e il VI secolo d.C., all’epoca dell’unificazione della Britannia (antico nome della Gran Bretagna), la quale era prima divisa in numerose tribù.

Re Artù rappresenta il modello ideale di sovrano, colui che secondo la leggenda riuscì ad unificare il Paese sotto la sua corona. Ma è anche colui che riuscì a creare un regno utopistico nella leggendaria città fortificata di Camelot, dove risiedevano i suoi cavalieri, anch’essi simbolo degli ideali cavallereschi dell’epoca.

Immagine di Re Artù dalla Christian Heroes Tapestry, 1385.
Immagine di Re Artù dalla Christian Heroes Tapestry, 1385.

Il mito si colloca inoltre nel periodo storico che segnò, per la Gran Bretagna, il passaggio dal paganesimo al cristianesimo.

Per questa ragione, nella prima parte della leggenda sono protagoniste alcune figure magiche pagane come Merlino, la fata Morgana, la regina Mab e la Dama del Lago. Mentre nella seconda vi è l’intreccio con la leggenda cristiana del Sacro Graal.

LA STORIA DI MERLINO:

La storia di Merlino (Merlin) viene narrata per la prima volta, così come la conosciamo oggi, nella “Historia regum Britanniae” (Storia dei re di Britannia) di Goffredo di Monmouth del 1136, e negli altri due libri dello stesso autore “Profezie di Merlino” e “Vita di Merlino“.

Prende spunto da diverse leggende orali e scritte che erano già presenti in Galles in epoca più remota. In tali leggende, Merlino era chiamato “Myrddin“, e la sua storia non aveva alcun legame con quella di re Artù.

Goffredo di Monmouth fu il primo a legare tra loro le due storie, e a cambiare il nome “Myrddin” in “Merlin“. I suoi testi sono divenuti così famosi da essere oggi il punto di riferimento degli studiosi del mito.

Immagine del Mago Merlino.
Immagine del Mago Merlino.

Secondo la leggenda, Merlino era figlio di un mago e di una mortale, ed aveva ereditato dal padre i poteri magici.

Oltre al potere di fare magie, Merlino possedeva anche il dono della chiaroveggenza. Si narra infatti che il suo nome divenne noto presso la nobiltà quando il re di Britannia Vortigern (secondo alcuni, realmente esistito) lo consultò per sapere come mai il suo castello crollava ogni volta che veniva edificato. Merlino disse a Vortigern che sotto le fondamenta giacevano due draghi, e che per questo il castello crollava. Nella realtà storica della leggenda, i due draghi simboleggiavano i Sassoni e i Britanni, che con le loro discordie rendevano impossibile il governo del re. Ma nella realtà narrativa, indicavano Uther e suo fratello Ambrosio, legittimi eredi al trono.

LA STORIA DI UTHER PENDRAGON, PADRE DI RE ARTÙ:

Secondo Goffredo di Monmouth, infatti, Vortigern si era impossessato del trono uccidendo Costante, il fratello maggiore dei prìncipi Uther e Ambrosio. Quest’ultimo riuscì ad uccidere Vortigern e a riprendere il trono, ma venne anch’egli assassinato poco più tardi.

Merlino lo depose a Stonehenge, che secondo la leggenda fu fatto edificare dal mago proprio per seppellire re Ambrosio. Uther venne così incoronato nuovo sovrano, e soprannominato “Uther Pendragon” in virtù delle sue gesta eroiche.

Uther Pendragon, padre di re Artù. illustrazione di Howard Pyle per il libro "The Story of King Arthur and His Knights" (1902).
Uther Pendragon, padre di re Artù. illustrazione di Howard Pyle per il libro “The Story of King Arthur and His Knights” (1902).

LA STORIA DI RE ARTÙ:

Secondo la leggenda universalmente nota, Re Artù (King Arthur) era figlio illegittimo di Uther Pendragon e di Igraine, moglie del duca di Cornovaglia Gorlois.

Nato grazie ad un inganno (Uther aveva infatti preso le sembianze di Gorlois, aiutato da Merlino), Artù venne affidato a quest’ultimo dopo la nascita, senza sapere mai chi fossero i suoi genitori. Tanto meno sospettava dell’esistenza della sorellastra Morgana (Morgan), una strega che (secondo varie versioni cinematografiche più che letterarie) fu allieva della regina Mab, l’acerrima nemica di Merlino.

Fata Morgana (1864) di Anthony Frederick Sandys, conservato alla Birmingham Art Gallery.
Fata Morgana (1864) di Anthony Frederick Sandys, conservato alla Birmingham Art Gallery.

Divenuto adolescente, Artù salì al trono non tanto per la sua parentela con Uther (che nel frattempo era morto), quanto per il compimento di un’impresa leggendaria. E cioè per essere riuscito a estrarre la magica spada Excalibur da una roccia.

Era destino, infatti, che solo il legittimo successore al trono di Uther sarebbe riuscito nell’impresa di estrarre la spada Excalibur dalla roccia in cui era incastrata. Questa versione della storia viene tramandata dagli scritti dell’autore francese Robert de Boron, il quale afferma che Excalibur era stata portata sulla Terra dal magico regno di Avalon, proprio per stabilire chi, dopo la morte di Uther Pendragon, avesse diritto di succedergli.

Avalon era un’isola leggendaria al pari di Tir Nan Og, dove risiedevano le fate e altre creature magiche. Tra di esse vi era anche la sorellastra di Artù, Morgana, che fu sempre nemica sia del fratellastro che di Merlino.

Il nome “Avalon” significa “isola delle mele” nell’antica lingua bretone. Secondo la tradizione, quest’isola è oggi identificata con Glastonbury, realmente esistente.

CAMELOT E LA TAVOLA ROTONDA:

Le vicende più importanti di Re Artù, da questo punto in poi della storia, sono narrate nel libro di Sir Thomas Malory, “La morte di Artù” del 1485. Egli afferma che la spada estratta dalla roccia da Artù non era Excalibur, ma un’altra spada.

Excalibur fu infatti donata ad Artù solo successivamente, dalla Dama del Lago, talora chiamata Viviana. Secondo un’altra leggenda, la Dama del Lago si chiamava Nimue ed era amata dal mago Merlino. Dopo aver appreso da lui i segreti della magia, Nimue lo avrebbe imprigionato sotto un macigno (o una torre di vetro), decretandone la fine.

La dama del lago. Illustrazione tratta dal libro "Fate" di Brian Froud e Alan Lee. BUR edizioni.
La dama del lago. Illustrazione tratta dal libro “Fate” di Brian Froud e Alan Lee. BUR edizioni.

Una volta adulto, Artù costruì la sua fortezza a Camelot. Di tale città narra per la prima volta lo scrittore francese Chrétien de Troyes nel poema “Lancillotto o il cavaliere della carretta“, scritto alla fine del XII secolo.

Città idilliaca e utopistica, Camelot era abitata dai dodici cavalieri di Artù che sedevano alla Tavola Rotonda (Round Table), costruita da Merlino. La Tavola Rotonda, proprio per la sua forma priva di capitavola, rappresentava la perfetta uguaglianza e armonia in cui vivevano tra loro i cavalieri ed il re.

I CAVALIERI DELLA TAVOLA ROTONDA:

Tradizionalmente, i cavalieri della Tavola Rotonda sono dodici, ma se ne descrivono anche di più in alcuni poemi. I più famosi sono Lancillotto (Lancelot), Percival (o Parsifal), Galahad il Casto (Galahad the Chaste), Bors, Gareth, Gawain (il mitico vincitore del Cavaliere Verde), Kay, Pellinore, Tristano, Mordred (figlio illegittimo di Artù e Morgana) ed infine Malagant.

Di alcuni di loro si narra che si dedicarono, per ordine di Artù, alla ricerca del Santo Graal (o Sacro Graal).

Il Santo Graal è il calice che, secondo la tradizione, venne usato da Gesù Cristo durante l’Ultima Cena per istituire il sacramento dell’Eucaristia. In seguito fu utilizzato da Giuseppe di Arimatea per raccogliere alcune gocce del sangue di Gesù.

Disperso in Gran Bretagna (ma, secondo altre fonti, ad Avalon), il Santo Graal fu oggetto di una lunga ricerca da parte dei cavalieri della Tavola Rotonda, in quanto ritenuto dispensatore di grazie per il popolo che riusciva a possederlo. Trovarlo avrebbe dunque portato la sua benedizione a Camelot, la città della pace e dell’armonia. Tuttavia, era anche noto che solo il più puro di cuore dei cavalieri di Artù sarebbe riuscito nell’impresa.

Questo furono Galahad il casto (Galahad the Chaste) e Parsifal. I due lo ritrovano presso il Re Pescatore, uno zio di Parsifal e discendente di Giuseppe di Arimatea. Secondo la leggenda, però, i due cavalieri non fecero mai più ritorno a Camelot, in quanto, a causa della loro purezza di cuore, ascesero immediatamente al cielo. Il Santo Graal venne infatti consegnato ad Artù dal loro compagno di viaggio, Bors.

LA REGINA GINEVRA , MOGLIE DI RE ARTÙ:

Artù sposò poi la principessa Ginevra (Guinevere). Ella però si innamorò di uno dei suoi cavalieri, Lancillotto, dopo che questi la liberò da Malagant (o Maleagant), un cavaliere che aveva tradito Artù e aveva rapito la regina imprigionandola nella sua fortezza .

Secondo la leggenda, Lancillotto era stato allevato dalla Dama del Lago, Viviana. Per questo era chiamato talora anche “Lancillotto del lago“.

Gli scritti del ciclo arturiano lo vogliono padre di Galahad. Tuttavia vi sono alcune controversie riguardo a chi sia la madre. Secondo alcune fonti, Galahad sarebbe figlio di Lancillotto e Ginevra, mentre secondo altre di Lancillotto e di sua moglie Elaine.

Scappata assieme a Lancillotto, Ginevra ruppe la pace e l’armonia che regnavano a Camelot, decretandone il lento declino.

CONCLUSIONE DELLA LEGGENDA DI RE ARTÙ:

Artù, secondo la leggenda, venne ucciso dopo che la sorellastra Morgana gli rubò il fodero di Excalibur, che lo rendeva invulnerabile. Condotto ad Avalon dalla Dama del Lago, qui venne sepolto.

La storia di Re Artù ha affascinato le generazioni di ogni tempo, e ha dato origine ad una fitta letteratura, sia inglese che francese e tedesca. In Francia l’insieme dei poemi su Re Artù prende il nome di “ciclo bretone” o “ciclo arturiano“.